Questa serie di opere, in cui l’artista canalizza le sue energie negative utilizzando l’arte come mezzo di terapia e elevazione spirituale, offre profonde riflessioni sul potere catartico dell’espressione artistica e sul legame tra l’umano e il trascendente. L’arte, in questo contesto, diventa un mezzo di liberazione emotiva. L’uso di colori intensi e di forme esplosive riflette la lotta interiore e il tumulto emotivo dell’artista. La psicologia sostiene che l’arte può fungere da valvola di sfogo per emozioni altrimenti difficili da esprimere, simile ai concetti di catarsi di Aristotele, dove attraverso l’arte si raggiunge una purificazione delle emozioni. La fede e la perseveranza in qualcosa di superiore è un tema centrale in queste opere. In periodi di crisi, molte persone cercano conforto e guida in forze trascendenti. L’artista rappresenta questa ricerca di connessione spirituale attraverso l’arte, facendo emergere un parallelo con la filosofia religiosa di Søren Kierkegaard, dove la fede rappresenta un salto verso l’inconoscibile che offre significato e speranza in mezzo al caos. L’uso del colore e delle forme caotiche può essere interpretato come simbolo del disordine della vita e delle sfide personali affrontate dall’artista. Tuttavia, in questo caos c’è anche una bellezza nascosta, che può essere vista come un riflesso dell’idea di ordine nel disordine, simile alla teoria del caos di Edward Lorenz, dove anche nei sistemi apparentemente casuali esiste una struttura nascosta e complessa. La creazione artistica come mezzo di superamento del dolore riflette l’idea di resilienza. Viktor Frankl, nella sua logoterapia, parla di come trovare un significato nelle avversità può dare forza per continuare. L’artista, utilizzando l’arte come guida e rifugio, dimostra come la creatività può essere un potente strumento per trovare speranza e significato anche nei momenti più difficili.
La fiducia in una guida superiore e l’uso dell’arte come mezzo per avvicinarsi a questa dimensione più grande di noi è un richiamo all’idea di Platone delle Forme, dove la bellezza e l’arte sono riflessi di una verità superiore. L’artista, attraverso la sua opera, cerca di entrare in contatto con questa realtà superiore, mostrando come l’arte possa fungere da ponte tra il mondo fisico e quello spirituale. Questa serie d’arte non è solo un’espressione personale di dolore e guarigione, ma anche una profonda riflessione sul potere trasformativo dell’arte. Essa invita a contemplare la capacità dell’arte di essere un mezzo di catarsi, resilienza e connessione con il trascendente, offrendo speranza e significato anche nei momenti di maggiore difficoltà. L’opera trasmette un potente messaggio di fede e perseveranza, dimostrando come la creazione artistica possa diventare una via di guarigione e un atto di comunicazione con qualcosa di più grande di noi stessi.
Loredana Trestin
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